Timidezza, cause e rimedi

 


In una società che mette sempre più in rilievo e premia caratteristiche come l'intraprendenza e l'audacia, la timidezza può essere vista come un problema. In effetti, la timidezza non è un difetto, ma una caratteristica personale, un'emozione necessaria che ci contraddistingue dalle altre persone, come il colore degli occhi o dei capelli.

Quali sono le caratteristiche della timidezza?

La timidezza si manifesta con una difficoltà a rispondere in modo adeguato alle varie situazioni sociali, come incontrare persone nuove, avere una conversazione, parlare di fronte a un gruppo di persone o creare nuove amicizie.

Non si tratta di una caratteristica comportamentale, quindi, ma un'emozione che influenza il nostro modo di comportarci in relazione agli altri, il nostro modo di reagire di fronte agli stimoli esterni nel contesto sociale. 

Importante è la differenza tra una persona timida e una persona introversa. Nel primo caso il soggetto teme il giudizio negativo degli altri, ma ha comunque il desiderio di relazionarsi con gli altri, mentre la persona introversa preferisce starsene da solo senza, necessariamente, avere il timore del giudizio altrui. La timidezza, inoltre, è un'emozione che può manifestarsi costantemente, oppure solo in alcuni ambiti, in alcune situazioni.

I segni più evidenti che accompagno la timidezza sono il rossore del volto, balbettio, aumento della frequenza cardiaca e respiratoria e aumento della sudorazione. A livello emotivo si prova paura e imbarazzo, conseguenza dell'azione compiuta di fronte a terzi e considerata inaccettabile al giudizio altrui.


Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/timidezza/

Questione di geni?

Le cause della timidezza vanno ricercate sia nelle esperienze passate e, in parte, nei nostri geni. Secondo alcuni studi, infatti, il corredo genetico sarebbe in grado di influenzare per il 30% il nostro temperamento, quella parte della personalità che ci fa apparire più o meno timidi nel mondo sociale.

Uno studio sulle cause della timidezza ha preso come campioni i bambini, nello specifico i gemelli omozigoti (identico corredo genetico), i quali sono stati confrontati con i gemelli dizigoti (50% di DNA identico) e i gemelli cresciuti in ambiti famigliari differenti (adozioni, separazioni).

I risultati dello studio hanno dimostrato, appunto, che la genetica è in grado di influire per il 30% sulla possibilità di avere dei figli timidi.

Vantaggi e svantaggi della timidezza

Come sappiamo la timidezza porta con sé il timore del giudizio altrui, la paura di non essere accettati. Questi sentimenti innescano un circolo vizioso per cui non ci sentiamo mai del tutto sicuri di noi stessi.

Ma la timidezza può avere anche degli aspetti positivi, dei vantaggi. La persona timida, infatti, di solito sviluppa spiccate doti d'ascolto e hanno ottime capacità linguistiche che esprimono al meglio nella forma scritta piuttosto che in quella verbale.

Si tratta di peculiarità che possono essere sfruttate a proprio favore, puntando sui punti di forza e mettendo in risalto il proprio valore. Questo è uno dei modi in cui è possibile affrontare la timidezza e cercare di superarla.

Come combattere la timidezza

Uno dei modi in cui il soggetto timido cerca di combattere la timidezza è cercando di evitare la situazione sociale nella quale è certo di provare i suoi sintomi. Una sorta di evitamento delle occasioni che provocano il disagio, quindi evita di parlare in pubblico, non ama entrare in contatto con persone che non conosce per non uscire dalla propria zona di comfort e non gradisce i cambiamenti, che vede come possibili minacce.

Alcune persone timide mettono in atto delle strategie per vincere la timidezza, come un'estroversione forzata, parlare e informarsi sul problema, ricorrere ad alcolici per tenere a bada l'ansia e l'aiuto psicologico di un professionista. Non resta che dire che quest'ultima via sembra la più sicura e indicata. 

Uno dei più importanti rappresentanti a livello mondiale nello studio sulla timidezza, Bernardo J. Carducci, nel suo libro "Shyness Research Institute" (2000) mise a fuoco un modello cognitivo basato su tre principali dinamiche coinvolte nella timidezza:

  1. Conflitto tra avvicinamento e allontanamento, cioè la persona timida desidera avere interazioni sociali ma si sente bloccato ed aspetta che siano gli altri a prendere l'iniziativa.
  2. Riscaldamento, periodo che le persone timide impiegano per rapportarsi agli altri, maggiore rispetto alle persone non timide.
  3. Comfort Zone limitata, le persone timide sebbene accettino volentieri di partecipare a situazioni sociali, ma cercano di ripercorrere sempre le proprie abitudini, gli stessi luoghi. Il tentativo di non modificare le azioni abitudinarie è un tentativo di allontanare la minaccia rappresentata dal nuovo, da ciò che è sconosciuto e crea apprensione.



Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/timidezza/

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Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/timidezza/La timidezza può anche portare dei vantaggi: in questo senso le persone timide, per compensazione, sviluppano altre caratteristiche cha magari non appartengono ad altre persone che a livello sociale riescono a essere spigliate.

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