Stalking, vittima e stalker: le caratteristiche

 

Per stalking (dall'inglese "to stalk": seguire, pedinare) si intende una forma di aggressione fisica e psicologica nei confronti di un'altra persona. La persecuzione messa in atto dallo stalker si insinua nella vita della vittima con un'azione ripetitiva e intrusiva che genera uno stato di ansia, stress e paura.


La vittima, di fronte a questi atteggiamenti intrusivi (sorveglianza, controllo, telefonate, messaggi, ecc), prova una forte preoccupazione e sofferenza psicologica. Le azioni persecutorie dello stalker avvengono indistintamente nei luoghi frequentati dalla vittima e sul posto di lavoro. 

Spesso si arriva a regali indesiderati, danneggiamenti nei confronti delle proprietà della vittima (automobile, casa), minacce o vere e proprie aggressioni verbali e fisiche.

A volte, lo stato di tensione emotiva e la paura di eventuali ripercussioni spaventano così tanto la vittima da non denunciare il reato alle autorità competenti, atto invece consigliabile.

Secondo la letteratura scientifica (Mullen et al. 1999, Zona et al. 1993, Wright et al. 1996),
lo stalking può essere classificato sotto alcuni punti di osservazione delle diverse tipologie:
  • presenza o meno di disturbo mentale (osservazione tipicamente forense)
  • espressione di violenza di genere sulle donne (contro la violenza domestica)
  • motivazione e tipo di relazione presente tra stalker e vittima (osservazione clinica)

Stalking, dalle origini ai giorni nostri 

Quello che oggi è diventato un fenomeno su larga scala in ambito psicologico e psichiatrico, negli anni '60 veniva studiato (con il termine star-stalking) come un fenomeno messo in atto dagli ammiratori nei confronti delle persone famose. Ricordiamo, per esempio, il continuo assedio agli spostamenti dei Beatles. In alcuni casi, la persecuzione di un fan finì con l'omicidio, vedi il caso dell'attrice Rebecca Schaeffer (1989 Los Angeles).

Al dilagare del fenomeno, anche il cinema iniziò ad introdurre l'argomento dello stalking in alcune pellicole, come The bodyguard, Attrazione fatale, A letto con il nemico, ecc. In Italia, il reato di stalking è rientrato tra le misure in materia di sicurezza pubblica e contrasto alla violenza sessuale con la Legge n. 38 (art. 612-bis) cod. pen.

Classificazioni dello stalker

Chi è lo stalker? Si tratta di una persona che manifesta evidenti problematiche nell'area affettivo-emotiva e relazionale comunicativa. Non esistono delle caratteristiche precise per classificare la figura dello stalker, ma in base ad alcuni studi (Harmon, Rosner, Owens, 1995) è possibile suddividere gli stalker in base al tipo di legame instaurato con la vittima.

Lo studio sopra citato prese in esame 48 casi presso la Criminal and Supreme Court of New York e permise agli autori di distinguere così le relazioni tra gli stalker e le vittime:
  • attaccamento affettivo-amoroso
  • attaccamento persecutorio-irato
A sua volta è possibile fare un'altra classificazione in base allo scopo degli atteggiamenti persecutori messi in atto nei confronti della vittima:
  • risentito: si tratta generalmente di un ex (marito, fidanzato, amico, ecc) che si vendica a seguito della fine della relazione sentimentale che aveva con la vittima. La rottura viene vista come ingiustificata e il suo scopo è quello di ledere la persona, le sue cose (casa, auto) per vendicarsi del torto che crede di avere subito.
  • corteggiatore impacciato: si tratta di una persona impacciata che fa fatica a mettersi in gioco sul piano relazionale. 
  • bisognoso d'affetto: si tratta del soggetto che prova il bisogno di creare una relazione affettiva con la sua vittima. Qualsiasi gesto o mossa di quest'ultima viene letta dallo stalker come una chiara volontà di vicinanza emotiva da parte della vittima.
  • predatore: si tratta del soggetto che è spinto unicamente dal desiderio di avere un contatto fisico (sessuale) con la vittima. 
Infine, vi è un'ulteriore classificazione che è stata il frutto della valutazione clinica di 145 casi di stalking da parte di Mullen e Purcell (2000). Lo studio ha permesso di classificare gli stalker in base:
  • motivazione e contesto in cui agisce. La comprensione del perché degli atteggiamenti dello stalker, visti sotto l'aspetto di bisogno e gratificazione, nonché del contesto nel quale agisce;
  • rapporto preesistente con la vittima, che prende in considerazione i rapporti con partner precedenti, rapporti amicali, professionali, ecc.;
  • diagnosi psichiatrica, dove emerge la presenza di patologie non psicotiche (disturbi di personalità, disturbi dell'umore, disturbi d'ansia), e patologie psicotiche (schizofrenia, psicosi affettive, psicosi organiche e disturbi deliranti);
Amalgamando insieme tutti questi elementi si può ottenere una visione completa, cioè è possibile cercare di prevedere alcune caratteristiche dell'atto di stalking, come il rischio più o meno marcato di minacce e violenze, la durata dell'atto persecutorio, la natura dello stalker e, di conseguenza, la strategia migliore di gestione.

La vittima di stalking

La vittima di stalking è destinata a provare una serie di emozioni negative e intense, che vanno dallo stupore iniziale, per cui stenta a riconoscere i segnali di allarme. Segue uno stato di allerta e stress psicologico che sfocia, andando avanti con le persecuzioni, in uno stato di preoccupazione costante e paura per la propria incolumità fisica.

A causa delle intromissioni indesiderate da parte del molestatore, la dimensione privata della vittima viene violata, con l'instaurarsi di un sentimento di rabbia e disprezzo nei confronti dello stalker e, spesso, un senso di colpa per quello che sta avvenendo.

Nello specifico, questo senso di colpa e vergogna, ingiustificato, tende a isolare la vittima, che si chiude in se stessa, non chiede aiuto e non denuncia il reato. Chiusa nel suo isolamento, la vittima sviluppa un profondo stato di ansia persistente e disturbi psicologici.

Alcuni studiosi (Pathè e Mullen, 1997) hanno valutato le conseguenze psicologiche del reato di stalking sulle vittime, dimostrando che sul campione (100):

  • ben il 94% delle vittime aveva avuto serie ripercussioni psicologiche sia sul piano lavorativo che relazionale, con cambiamenti nel loro stile di vita; 
  • il 70% del campione faceva registrare una significativa diminuzione delle interazioni sociali; 
  • il 50% del campione arrivava a una drastica diminuzione delle attività lavorative o addirittura la cessazione;
  • il 40% arrivava al cambio di residenza;
  • il 34% cambiava lavoro;
Nel 80% del campione si registrava un aumento significativo del livello di ansia e buona parte del campione ha sviluppato disturbi cronici:
  • sonno (75%)
  • pensieri ricorrenti dell'evento traumatico (55%)
  • disturbi alimentari
  • disturbi fisici (cefalee, stanchezza, debolezza),
  • depersonalizzazione (38%)
  • aumento consumo di alcol/nicotina (25%)
  • pensieri suicidi (25%)

Danni da stalking

Si stima che le vittime di stalking manifestino dei disturbi post-traumatici da stress paragonabili alle persone che hanno vissuto disastri aerei, terremoti, rapine, gravi traumi (Kamphuis et al., 2001-2003).

Tra i danni post traumatici, la vittima di stalking può presentare: 

Disturbo Post-traumatico da Stress, che si manifesta con sogni ricorrenti, disagio psicologico e, come conseguenza di stimoli esterni, la paura che l'evento si possa ripresentare. Come conseguenza, il soggetto tende ad avere una visione negativa del futuro, evitare situazioni e attività sociali, distaccarsi emotivamente dal suo ambiente.

Complez Post-Traumatic Stress Disorder, che produce la perdita di fiducia nel futuro, insicurezza profonda, calo del livello di autostima, problemi relazionali.

Somatizzazioni, disturbi fisici direttamente in relazione con lo stato psicologico provato dalla vittima (disagio, ansia, ecc).

Paura, ansia, disturbi del sonno, sensi di colpa, rabbia, disturbi alimentari e disperazione.

Avversione sessuale, in quelle vittime oggetto di abusi e violenze.

Aiuto alle vittime di stalking

Le vittime di stalking devono essere accolte in un percorso terapeutico che favorisca la fiducia e la comprensione, in un contesto sereno che sostenga e protegga dai risvolti negativi che l'atto ha prodotto nella vita emotiva e lavorativa della vittima.

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