Empatia, saper andare oltre le parole

L'origine della parola empatia, dal greco "en-pathos", significa "sentire dentro" e provare empatia verso qualcuno vuol dire sapere mettersi al suo posto, riuscire a comprenderlo nel profondo, condividere lo stato emotivo, vivendo a propria volta le stesse emozioni.

L’empatia è una capacità sociale molto importanza perché rappresenta lo strumento per una comunicazione interpersonale efficace e gratificante.

Entrare in empatia con una persona, che può essere un amico, un familiare o una persona appena conosciuta, vuole dire entrare in contatto, sintonizzarsi, con il suo stato d'animo senza bisogno di tante parole.

Qual è la differenza tra empatia e emozioni? La capacità di empatizzare include, oltre alla condivisione delle emozioni, anche il saper modulare l'esperienza affettiva, regolando l’intensità e la durata di ciò che si sente in reazione al sentire dell’altro. 

In psicologia, l'empatia ha tre elementi essenziali, che sono:

empatia emotiva: la capacità di sentire le emozioni dell'altro come se fossero le proprie, con un coinvolgimento personale.

empatia cognitiva: comprendere a livello razionale le emozioni dell'altro, senza tuttavia lasciarsi influenzare da esse, mantenendo il giusto distacco.

empatia motivazionale: agire con comportamenti pro sociali sulla base della comprensione di ciò che sente un altro essere umano.

Sviluppo dell'empatia 

La descrizione dello sviluppo dell'empatia si deve allo psicologo americano Martin Hoffman, il quale sostiene che essa si sviluppa a partire dall'infanzia quando il bambino, incapace di distinguere tra il sé e l'altro vive in prima persona gli stati emotivi dell'altro (genitori).

Durante lo sviluppo, il bambino inizia a distinguere tra sé e gli altri, ma non è ancora in grado di comprendere negli altri emozioni diverse dalle proprie (distress empatico). 

Successivamente, il bambino attraversa un'altra fase (di stress empatico quasi-egocentrico), nella quale comprende la differenza tra le sue emozioni e quelle degli altri, ma agisce ancora con modalità auto-riferite, cioè interpreta gli eventi in relazione a se stesso.

Infine, attraverso la mentalizzazione, cioè la capacità di comprendere gli stati d'animo degli altri, il bambino intorno al secondo anno di vita sviluppa la vera empatia. 

Empatia nell'età adulta 

L'empatia è una qualità che andrebbe coltivata in quanto ha una grande importanza nel contesto sociale. Attraverso l'ascolto attivo, l'empatia può essere migliorata, secondo la letteratura i metodi per sviluppare un ascolto attivo, sono:

Concentrarsi sui dettagli della comunicazione, percependo sia i segnali verbali, che il linguaggio del corpo.

Mostrare comprensione, attraverso espressioni verbali, gesti e espressioni facciali.

Mostrare interesse, intervenendo nella conversazione e ponendo domande di approfondimento. 

Riformulare con parole proprie ciò che l'interlocutore ha espresso, comprese le emozioni.

Empatia e disturbi di personalità 

L'empatia è strettamente legata ai disturbi di personalità del cluster B, nei quali troviamo una alterazione delle relazioni interpersonali e un deficit di empatia.

Nel disturbo narcisistico di personalità riscontriamo costante bisogno di ammirazione, idea grandiosa di sé e mancanza di empatia. Quest'ultimo aspetto riguarda la mancanza dei pazienti affetti da narcisismo di mettersi nei panni degli altri e riconoscere che anche gli altri abbiano desideri e necessità. 

Anche nel disturbo istrionico di personalità si riscontra un'emotività eccessiva e disagio nei momenti in cui il soggetto non è al centro dell'attenzione. Il percorso psicoterapeutico ruota anche intorno al miglioramento del senso di empatia.

Infine, il disturbo Borderline di personalità, caratterizzato da instabilità emotiva, interpersonale e comportamentale, dove le difficoltà nelle relazioni interpersonali potrebbero essere causate anche da una scarsità di empatia.























 




 

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